Quali sono i trend di cambiamento nel settore delle fiere ?
Internazionalizzazione dei mercati e nuovi sistemi di comunicazione sociale spingono ad un mutamento della funzione dei quartieri fieristici conducendo ad una perdita di rilevanza e valore degli spazi di una manifestazione fieristica. Le fiere devono così passare dall’attività di vendita di metri quadri di esposizione al ruolo di organizzazione e vendita di conoscenza alle imprese e di momenti di esperienze per il visitatore.
Le fiere sono ancora importanti, servono ancora ?
Sì se mirano ed essere servizio per le imprese e per la città. Per le imprese, le fiere devono mirare allo sviluppo di un marketing strategico per aprire possibilità di nuovi mercati, migliore penetrazione di quelli esistenti e de sviluppo prodotti. Dall’altra parte, nel rapporto con la città, un ente fiera deve essere un motore di animazione di eventi ed una finestra di immagine territoriale.
Quali sono i punti di forza e debolezza di Forlì ?
Anzitutto il territorio, per la posizione geografica, l’infrastruttura logistica, la viabilità, il sistema economico locale e l’apertura verso investimenti da estero, la capacità di lavorare con parternariati pubblico privati, non dimentichiamo poi il valore aggiunto dei poli di innovazione e ricerca. La società della fiera presenta poi una forte patrimonializzazione, infrastrutture diversificate e dimensioni contenute adatte per eventi specializzati; da un punto di vista finanziario ha un margine operativo positivo.
Purtroppo ci sono anche dei punti di debolezza. Nel territorio, per la concorrenza altri poli fieristici importanti nel centro-nord Italia, un sistema di piccole e medie imprese con difficoltà ad internazionalizzarsi. La società Fiera di Forlì presenta difficoltà progettuali e di sviluppo di nuove iniziative per cui è necessario recuperare una decisa cultura d’impresa uscendo così da una logica del para-pubblico.
Sono già state avviare azioni in questa direzione ?
Per prima cosa, abbiamo svolto direttamente una due diligence amministrativa ed economico-finanziaria per evidenziate tutte le criticità mettendole così a bilancio.
Dal lato economico, abbiamo già ridotto i costi di consulenze e collaborazioni. La strategia è però quella di consolidare e qualificare il personale per poter potenziale l’attività di sviluppo degli eventi e servizi. Da un primo rendiconto economico 2015 passiamo anticipare che è migliorato il valore aggiunto rispetto agli anni precedenti (+30% sul 2014; +1% sul 2013) ed il conseguente margine operativo, già positivo, anche a fronte di una riduzione dei ricavi per la fine dei finanziamenti pubblici. Gli ammortamenti sono stabili ma piuttosto sostenuti, pari a circa 250 mila Euro. Di conseguenza, per poter raggiungere un pareggio di bilancio occorrono altri 200 mila Euro di margine operativo corrispondenti a circa 50 giornate in più di attività ed uso delle strutture fieristiche all’anno, pari ad un aumento del 36% delle attuali 140 giornate di attività dei padiglioni: questo non è un traguardo impossibile (questo obiettivo è fissato a parità di gestione, senza nessun miglioramento, degli eventi attuali e del palazzetto la cui concessione è in scadenza a fine anno).
Da questo abbiamo poi impostato una riorganizzazione interna strutturando il personale con uno schema a matrice individuando un project management per ciascun evento ed una figura per ogni servizio di staff. Organizzare significa anche riprogettare il sistema informativo interno, sia hardware che software, integrandolo con il controllo di gestione.
Nella riorganizzazione nei rapporti esterni abbiamo avviato il percorso per strutturale una rete d’impresa in parternariato con imprese privati (agenzie, media, ecc..) e l’organizzazione di parternariati internazionali. Abbiamo così già raccolto la proposta di lavorare in franchising con la multimazionale Artexis-SMG di Brussels (leader mondiale di eventi e fiere presente in Europa e Nord America con 235 siti nel mondo, 80 centri espositivi, e 350 milioni di fatturato consolidato). Poi firmeremo a breve il protocollo di collaborazione con la European House Ambrosetti di Londra-Milano (gruppo conosciuto in Italia per il Forum Ambrosetti di Cernobbio) per l’internazionalizzazione delle filiere agroalimentari.
Il polo fieristico di Forlì ha già un nutrito calendario di attività fra azioni dirette e collaborazione con operatori privati, cosa ci possiamo aspettare in più ?
Anzitutto abbiamo avviato una revisione e potenziamento commerciale delle fiere esistenti. Poi, stiamo sviluppando collaborazioni commerciali con agenzie nazionali presenti su altri territori italiani. Miriamo poi a riprendere eventi collegati al centro città. Ma l’aspetto fondamentale sono la azioni di internazionalizzazione del territorio attraverso la realizzazione di due workshop. Uno mirato alla filiera integrata dall’agricoltura sostenibile all’alimentazione animale di precisione in Italia, Russia, Cina. L’altro al buon vivere dalla terra, cioè un workshop internazionale dello stile di vita rurale.